martedì 13 ottobre 2009

NATURA DELLA PIETA'



SANLUCA "natura della pietà"

(retinaggio a olio su tela 150x150)

martedì 15 settembre 2009

STORIA DI UN FAGIOLO CADUTO A FAGIOLO


Mia madre, una santa, mio padre, disperso in Russia, la lasciò sola con otto bambini, io e i miei sette fratelli. Io ero il più grande e chiaramente avevo l’incarico di portare a casa da mangiare. Me ne inventavo di tutti i colori pur di racimolare qualcosa. Facevo lavori d’ogni genere, e quando non c’era da fare niente, m’ingegnavo a suonare il violino nei mercatini o in qualche matrimonio. Una volta suonai in una piazza di spilorci, e a fine giornata, sul cestino, trovai pochi spicci ed un fagiolo.

Presi in mano quel fagiolo e pensai – Uno solo non può servirmi neanche per il Tobolone d’agosto -, ma in quel preciso istante sentii il fagiolo che mi disse – Non gettarmi, anch’io sono un disperato come te! – Che brutto effetto fa la fame – pensai, ma lui subito – Non stai sognando, io sono il fagiolo che cade a fagiolo, sarò la fortuna della tua vita, tienimi con te e vedrai! – Così feci, lo portai sempre con me, di fortuna non ne conobbi, ma almeno, ogni tanto conversavo con lui del più e del meno, beh, un certo disagio me lo creava, tanto che in paese girava la voce che ero matto, ma a me no interessava affatto perche col mio fagiolo parlavo come con un grande amico.
Poi un giorno mia madre si ammalò, ed il dottore disse che era un brutto male e non c’era cura. Io piansi molto e cercai la voce del mio amico fagiolo per consolarmi. Lui disse subito – Bene, è molto che aspetto il momento giusto per donarti quella fortuna che ti avevo promesso, io salverò tua madre! – io ancora singhiozzante lo guardai confuso, e lui continuò – Mettimi a cuocere in un po’ d’acqua, poi fammi mangiare da tua madre, io le darò la forza che le manca! – Ma non ti rivedrò più! – ma lui con un sorrisetto – Non preoccuparti, pensa al bene di tua madre. – Feci tutto ciò che mi aveva detto , mia madre mangiò il fagiolo guardandomi con l’occhio compassionevole, come ad assecondare la mia presunta pazzia. Ma pochi minuti dopo mia madre ebbe una fortissima fitta alla pancia, si alzò dal letto dolorante, cercando la mia spalla come appoggio per raggiungere il bagno, ma quando fummo davanti alla finestra non riuscì a trattenersi e fece un coreggione talmente forte che tutti nel vicolo ritirarono i panni pensando che arrivasse un temporale. Io sentii per un attimo mancarmi il respiro, poi vidi una nuvoletta nera dileguarsi dalla finestra e scomparire in alto nel cielo.
Da quel giorno mia madre non stette più male. Lei morì di vecchiaia ed i legumi divennero il nostro pasto preferito. Ricordo che io ed i miei fratelli, poi, facevamo sempre a gara a chi … beh ma questa è tutta un’altra storia.


mercoledì 17 giugno 2009

lunedì 1 giugno 2009

VIDEO CONVERSARTI (la scelta di ciò che si è)

La scelta di ciò che si è



Ho perso l'io dentro la coscienza dell'essere

E la conoscenza mi ha reso critico

Tra il brivido che sentivo trascendere

E l'involontario risultato empirico.

Depurandomi d'ogni preconcetto acquisito

Mi son trovato in un vuoto sconosciuto

In cui l'apprendere m'è parso squisito

Rigirando ogni inverosimile pensiero compiuto.

Partendo da un distillato di verità

E ragionando sulle sostanze che lo compongono

Mi ritrovo a sorseggiare l'essenzialità

Mondata di quelle leggi che la impongono.

Di lì a poco ogni confine mi si evidenzia

E nel dubbio se unire o dividere ancora

Abbandono una giustificabile inerzia

Interpretando il tempo che mi sfiora e svapora.

Ma il tempo è soltanto una mia cognizione

Solo io so rimettere il mio orologio

Muovo gli ingranaggi di questa convinzione

Percepita in totale assenza d'elogio.

Così misurandomi in quanto esistente

Reclamo all'unicità un altro bisogno

Il bisogno d'un altro essere mi è impellente

Chi può evidenziarmi ciò di cui mi vergogno?

Relaziono con il prossimo come con me stesso

Arrivando a ribaltare alcune certezze

Fino a trovarmi irrimediabilmente compromesso

Stretto tra delicati morsi e violente carezze.

Confuso dagli eventi cerco di assestarmi

Elaborando l'abito d'un mistico candore

Ma più strofino più smeriglio nel rassettarmi

Più m'ingrandisco la macchia dell'errore.

L'autoconstatazione degli errori soggettiva

Può risultare una pericolosa pratica

Aggravando il vulnerabile nel rendersi oggettiva

Rischia di darti immagine d'indecorosa etica.

Sarò forse l'essere che il mio pensar produce

O forse l'idea a cui l'altro vuol dar forma

L'unica cosa certa è che tutto quanto induce

Ad attirare o disperdersi senza alcuna norma.


(SanLuca)





MOLIBDENO?


sabato 9 maggio 2009

mercoledì 29 aprile 2009

giovedì 23 aprile 2009

l'ultimo 2008

“LA MADONNA DEI ROBOT”



VETRINA ESPOSITIVA
VIA S. ANTONIO
CITTÀ DI CASTELLO (pg)

domenica 4 gennaio 2009

MARI SOGNANTI

mari sognanti "SanLuca" (olio su tela 120x80)


MARI SOGNANTI

La grigia pietra
tinteggiata di riflessi
vibra di bianco
staccandosi sull’ocra
a lunghe ombre
Che invadono un paesaggio
inseguito da un tappeto volante
che sfiora sabbie sottili
Mentre la mia roccia legnosa
porge un unico fiore
mistico e cangiante
aprendo uno squarcio
L’unica apertura offerta
per surreali fughe di poesia.
SanLuca